FONTI ALLE FATE - LA RISCOPERTA - 14.08.2010 - UNA BAMBINA, UNA DONNA E UN GATTO.

Fonti Alle Fate - LA Riscoperta - 14.8.2010 Slideshow: Rita’s trip to San Miniato, Tuscany, Italy was created by TripAdvisor. See another San Miniato slideshow. Take your travel photos and make a slideshow for free.

RITA: DI TUTTO UN PO'

Rita Costagli Alias Ritrilly Slideshow: Ritrilly’s trip from San Miniato, Tuscany, Italy to 9 cities Paris, Livorno, Pistoia, Tirrenia, Cecina, Empoli, Marina di Pisa, Rosignano Marittimo and Cascina was created by TripAdvisor. See another Italy slideshow. Create your own stunning free slideshow from your travel photos.

SAN MINIATO - ARTE E SAGRA DEL TARTUFO - 21.11.2010

San Miniato - Arte E Sagra Del Tartufo - Nov'2010 Slideshow: Rita’s trip to San Miniato, Tuscany, Italy was created by TripAdvisor. See another San Miniato slideshow. Create your own stunning free slideshow from your travel photos.

PASSEGGIANDO PER MONTOPOLI IN VAL D'ARNO - 24.11.2010

lunedì 6 dicembre 2010

DALLA MORTE ALLA VITA - UN GRUPPO DI ARTISTI CONTEMPORANEI ITALIANI INTERPRETA LA RISURREZIONE DI LAZZARO - 21.11.2010

 II Parte 
della Visita alla Cappella di Sant'Urbano 
e alla Mostra "dalla Morte alla Vita"
- domenica 21 Novembre 2010, 
io e le bambine.


Per colonna sonora ho voluto mettere la canzone di Andrea Bocelli: 
Ama, Credi e Vai!
Si ri-confà con il Vangelo di San Giovanni sulla "Risurrezione di Lazzaro", perché solo la Fede, la Speranza e la Carità possono essere la chiave per interpretare questo Miracolo.
*** *** ***
All'interno della LA CAPPELLA DI SANT'URBANO NELLA VIA ANGELICA, illustrata nel precedente post e sulla quale ci sarebbe tanto altro da dire e da fotografare, 
vi è stata allocata:
la MOSTRA DI 30 ARTISTI CONTEMPORANEI 
sulla RISURREZIONE DI LAZZARO.


Qui di seguito riporto la NOTA INTRODUTTIVA al Catalogo della Mostra  (curato da Fabrizio Mandorlini) scritta da: 
DON LIDO FRESCHI, 
parroco della Chiesa dei S.S. Filippo e Giacomo al Pino di PONTE A ELSA, che nel 1982 fu l'artefice di questa iniziativa artistica.
Don Lido scrive:
"INIZIO' TUTTO NEL 1982"
PAOLO VI nella lettera agli artisti scriveva: 
"L'artista moderno è soggettivo, cerca più in se stesso che fuori di sé i motivi dell'opera sua, ma proprio per questo è spesso eminentemente umano. E' altamente apprezzabile... Oggi come ieri. La chiesa ha bisogno di voi e si volge verso di voi".
Come si è giunti ad avere una collezione di grandi opere a carattere religioso su un unico tema?
Iniziò tutto nel 1982, ed ero da poco arrivato parroco nella piccola parrocchia dei SS. Filippo e Giacomo a Pino. 
Eravamo nei primi giorni dell'anno quando il Consiglio Pastorale Parrocchiale mi chiese di riorganizzare la festa tradizionale di San Lazzaro che per decenni era stata accantonata, pur essendone viva la memoria.
Nacque un palio, il palio di San Lazzaro.
Pensammo di coniugare la festa religiosa e popolare con qualcosa che restasse nel tempo
e caratterizzasse questo percorso.
Il simbolico riconoscimento ai vincitori delle competizioni dei rioni paesani poteva essere una pittura su San Lazzaro.
A questa iniziativa risposero positivamente i pittori sanminiatesi: 
Giolli, Giannoni, Tropei, Lotti, Mori 
ed i pittori dell'area pisana: 
Calloni, Ghezzani, Fornaini, 
successivamente, i diversi professori dell'Accademia delle Belle Arti di Brera:
Fiume, Brindisi.
Nel 1994 mi recai a Milano ed ebbi il primo incontro col maestro
Ernesto Treccani:
un dialogo molto aperto che fu il fondamento di una grande amicizia.
Colui che aveva dato vita a "Fondazione Corrente" oltre a dare la sua adesione alla realizzazione dell'opera, ne parlò positivamente con tanti suoi amici, aprendo un percorso che ha portato a coinvolgere:
Tadini, Terruso, Longaretti, Cottini.
Negli anni successivi, l'incontro col nuovo direttore dell'Accademia di Brera:
Natale Addamiano,
con cui è scaturita un'altrettanta bella amicizia, ha portato il maestro a realizzare un frontale nella piccola cappella, antico lebbrosario, una resurrezione di Lazzaro e nella chiesa parrocchiale di Pino, una Via Crucis.
Con lui è iniziato un nuovo ciclo di maestri pittori, tutt'ora in atto.
Fatti curiosi e incontri con questi personaggi del mondo dell'arte? 
Tanti e belli, ricordi per me indelebili, come quando chiesi se si sentiva di realizzare un'opera sulla resurrezione di Lazzaro. 
Il maestro rispose: <<Ma lo sa che io sono un "mangiapreti"? E lei viene a chiedermi di realizzare un'opera sacra?">> 
<<Leggiamo insieme la pagina del Vangelo e poi mi dirà.>> - Replicai.
<<E' una pagina molto umana e piena di dolore, la realizzerò.>> - Acconsentì.
Da allora fino alla sua morte, abbiamo tenuto ottimi rapporti. 
Quando incontrai il russo Plescan, dopo ore di attesa, avevo perso ormai la speranza di incontrarlo. Quella sera il maestro era introvabile per tutti.
Mentre aspettavo vidi arrivare un uomo molto semplice, stanco, come un operaio che tornava da una dura giornata di lavoro. 
<< Scusi se la ricevo così, - mi dice - ero a pitturare a Leoncavallo>>. 
Infatti il Leoncavallo non è stato del tutto abbattuto perchè è stato pitturato, tra gli altri anche da Plescan. 
A tutti gli artisti che hanno acconsentito di realizzare l'opera ho consegnato la pagina evangelica da rappresentare. A tutti la stessa: "La Resurrezione di Lazzaro" tratta dal Vangelo di Giovanni.
Su quelle parole nasce una collezione che la piccola chiesa parrocchiale di Pino accoglie da trent'anni e che si cresce ogni anno di una nuova opera. 
don Lido Freschi
Parroco di Pino - Ponte a Elsa 
***** # ***** # *****    
Qui di seguito allego la pagina del Vangelo che Don Lido, consegnò, e continua a consegnare ogni anno, agli artisti che intesero, ed intendono, rappresentare il tema della Mostra:       
Vincent Van Gogh, La Resurrezione di Lazzaro, (1890), olio su carta, 65 x 50, Amsterdam  Rijksmuseum
da: http://www.copia-di-arte.com/a/vincent-van-gogh-1/resurrezione-lazzaro.html

Dal Vangelo secondo Giovanni 
11,3 - 7.17.20-27.33b-45 
In quel tempo, le sorelle di Lazzaro mandarono a dire a Gesù: “Signore, ecco, colui che tu ami è malato”. All’udire questo, Gesù disse: “Questa malattia non porterà alla morte, ma è per la gloria di Dio, affinché per mezzo di essa il Figlio di Dio venga glorificato”. Gesù amava Marta e sua sorella e Lazzaro. Quando sentì che era malato, rimase per  due giorni nel luogo dove si trovava. Poi disse ai discepoli: “Andiamo di nuovo in Giudea!”.
Quando Gesù arrivò, trovò Lazzaro che già da quattro giorni era nel sepolcro. Marta, come udì che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. Marta disse a Gesù: “Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! Ma anche ora so che qualunque cosa chiederai a Dio, Dio te la concederà”. Gesù le disse: “Tuo fratello risorgerà”. Gli rispose Marta: “So che risorgerà nella risurrezione dell’ultimo giorno”. Gesù le disse: Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me non morirà in eterno. Credi questo?”. Gli rispose: “Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo”.
Gesù si commosse profondamente e, molto turbato, domandò: “Dove lo avete posto?”. Gli dissero: “Signore, vieni a vedere!”. "Gesù scoppiò in pianto. Dissero allora i Giudei: “Guarda come lo amava!”. Ma alcuni di loro dissero: “Lui, che ha aperto gli occhi al cieco non poteva anche far sì che costui non morisse?”.
Allora Gesù, ancora una volta commosso profondamente, si recò al sepolcro: era una grotta e contro di essa era posta una pietra. Disse Gesù: “Togliete la pietra!”. Gli rispose Marta, la sorella del morto: “Signore, manda già cattivo odore: è lì da quattro giorni”. Le disse Gesù: “Non ti ho detto che, se crederai, vedrai la gloria di Dio?”. Tolsero dunque la pietra. Gesù allora alzò gli occhi e disse: “Padre, ti rendo grazie perché mi hai ascoltato. Io sapevo che mi dai sempre ascolto, ma l’ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato”. Detto questo, gridò a gran voce: “Lazzaro, vieni fuori!”. Il morto uscì, i piedi e le mani legati con bende, e il viso avvolto da un sudario. Gesù disse loro: “Liberatelo e lasciatelo andare”. Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di ciò che egli aveva compiuto, credettero in lui.




***** ### ***** ### *****
Inserisco alcuni articoli usciti su "La Domenica", il giornale della Diocesi di San Miniato:
*****
Inaugurata a San Miniato la Mostra d’Arte Contemporanea:
«Dalla morte alla vita»
Sabato 6 Novembre nella Via Angelica, nella chiesa di S. Urbano, nella cripta della preghiera dei frati e nella sottostante cappella di S. Pietro si è inaugurata la mostra d’arte sacra contemporanea con opere conservate nella chiesa dei SS. Filippo e Giacomo a Ponte a Elsa (e di proprietà della stessa).
Trenta pittori, da Salvatore Fiume a Ernesto Treccani, da Remo Brindisi a Natale Addamiano, da Sabina Capraro a Luciana Manelli, ai sanminiatesi Dilvo Lotti, Franco Giannoni, Sauro Mori, Giorgio Giolli e Pietro Tropei, si sono confrontati con il tema di fondo delle questioni esistenziali dell’uomo di ogni tempo ( da qui il titolo della mostra «dalla morte alla vita») e hanno interpretato la pagina evangelica della risurrezione di Lazzaro. Hanno dato vita così a un unicum tematico a livello internazionale che non ha precedenti nell’arte contemporanea, nella cui costruzione ha avuto un ruolo determinante l’Accademia di Belle Arti di Brera.
Hanno presenziato ed inaugurato la mostra il vescovo di San Miniato mons. Fausto Tardelli, il sindaco Vittorio Gabbanini, il vicesindaco Chiara Rossi, l’assessore provinciale alla Cultura Silvia Pagnin, il parroco di Ponte a Elsa don Lido Freschi, il pittore Sauro Mori e la critica d’arte Patrizia Vezzosi. Sauro Mori, uno dei pittori che eseguirono un dipinto del Lazzaro, relazionando sulle opere esposte, ha sottolineato l’importanza di partire dalla pagina dell’Evangelista e da quella, comune a tutti, poter avviare la propria figurazione di dare un volto al Cristo e di raffigurare l’effetto della Parola sulla natura viva o morta. Ha sottolineato l’importanza della simbologia e della luce universalmente intesa e ha evidenziato la valenza didattica della collezione, adatta ad essere analizzata in modo particolare da studenti e scuole d’arte. Ha fatto inoltre notare come la presenza di autori noti e altri pressoché sconosciuti arricchiscono la collezione di voci diverse, ma tutte in sintonia col testo di partenza. Patrizia Vezzosi ha fatto porre l’attenzione sull’originalità di alcune opere realizzate da presenze femminili (Scali, Borruso, Capraro, Manelli) che hanno ben rappresentato la vicenda di Lazzaro e ha rilevato come tutte le opere abbiano una notevole capacità di comunicazione, cosa abbastanza rara ma fondamentale per un’agevole e facile fruizione. Don Lido ha ricordato gli avvenimenti del lontano 1982, quando intenzionato a rivitalizzare la festa di San Lazzaro con giochi e gare popolari, si rivolse al pittore Giolli perché gli dipingesse il «cencio» secondo le usanze dei palii del circondario. Giolli si rese subito conto della poca importanza che il «cencio» avrebbe acquisito e suggerì di eseguire un dipinto ispirato alla Resurrezione di Lazzaro. La proposta piacque e iniziarono i dipinti su tale soggetto che andarono ad arricchire le pareti della chiesa parrocchiale. Prima furono presi in considerazione artisti locali, poi la provvidenza volle il fortunato incontro col maestro Ernesto Treccani e poi con Salvatore Fiume, Remo Brindisi, Natale Addamiano (l’attuale direttore Palio San Lazzaro) le quattro grosse personalità che aprirono alla pittura milanese e a Brera. Ponte a Elsa, senza averlo immaginato, stava diventando sede di una raccolta a tema, unico nel suo genere e di importanza unica.

*****
Arte, fede e vita
di don Lido Freschi
Ogni anno, in occasione della benedizione delle famiglie, poterle incontrare e dialogare con esse è un dono del Signore e una grande gioia per me. È il sentirsi parrocchia, famiglia, che ci spinge a migliorare e a sentirsi uniti. La parrocchia è chiamata ad esprimere il profilo di una Chiesa viva, non intimorita dalle difficoltà, non mortificata dalle battute d’arresto, non frustrata dall’esiguità numerica di certi risultati, ripiegata su lamentazioni inutili. La tentazione di disagio non sorprende, al contrario.
Siamo di fronte ad una situazione inedita, per la quale nessuno è in grado di offrire ricette di immediata e facile soluzione. Tuttavia, il passo dei credenti verso il terzo millennio non risente affatto della stanchezza che il peso di duemila anni di storia potrebbe recare con sé. I cristiani si sentono piuttosto rinfrancati a motivo della consapevolezza di recare al mondo la luce vera, Cristo Signore.
Infatti la sua resurrezione ci ha dato certezza, la presenza fra noi e l’aiuto di Cristo nostra Pasqua. Ogni anno nelle famiglie porto la riproduzione (con le preghiere) del dipinto di San Lazzaro. Un messaggio di resurrezione figurato che sollecitando cultura e sensibilità diverse, sa sempre suscitare, risvegliare atavici e cari ricordi legati alla propria cultura e fede. Ogni artista riesce sempre a dare emozioni e sentimenti sempre nuovi e sinceri.
In questo percorso artistico e spirituale ho incontrato il grande maestro Ernesto Treccani che di anno in anno, con la collaborazione del professor Natale Addamiano, mi ha fatto incontrare i più grandi artisti contemporanei. Oggi, vedere realizzata una mostra d’arte sacra, nello stupendo proscenio della via Angelica a San Miniato, così apprezzata e visitata, mi dà grande gioia.
Desidero ringraziare il sindaco di San Miniato Vittorio Gabbanini, il vicesindaco Chiara Rossi, e l’Amministrazione Comunale per aver attuato con competenza e sapienza questa mostra, in particolar modo nell’ambito della «Quarantesima Mostra Mercato Nazionale del Tartufo Bianco di San Miniato». Migliaia e migliaia di visitatori potranno visitarla, ammirarla. Un ringraziamento di cuore e di riconoscenza a mons. Fausto Tardelli, nostro Vescovo, che ci ha sempre sostenuti con la preghiera e la sua paterna premura in questo itinerario spirituale ed artistico dei pittori dell’opera di San Lazzaro Mons. Fausto ha curato inoltre la prefazione del volume sui trenta artisti che hanno realizzato nel corso degli anni l’opera pittorica sulla trasfigurazione di Lazzaro «Dalla morta alla vita», edizioni Fm (vedi a lato). Un pregevole volume con note e relazioni artistiche, biografie e riproduzioni fotografiche di questi grandi pittori contemporanei.
Sabato 6 novembre, mons. Vescovo ha presenziato all’inaugurazione della Mostra d’Arte Sacra nella Via Angelica e impartito la benedizione del Signore ai visitatori.
***** 
La prefazione alla Mostra 
del vicesindaco Chiara Rossi:

San Miniato è città d'arte, di storia e di cultura. È così da secoli e lo testimoniano le tante bellezze del sistema museale cittadino, gli affreschi e le opere che le chiese raccolgono e custodiscono, i palazzi medievali, le piazze, i monumenti. Veri e proprio scrigni dove l’ingegno dell’uomo ha lasciato segni indelebili di periodi storici ed epoche che si sono succedute fino a noi. La valorizzazione di tutto quanto di bello il territorio comunale propone è una delle priorità per l’amministrazione comunale di San Miniato attraverso il mantenimento di una prerogativa culturale nazionale e al tempo stesso strada da seguire per gli anni a venire.
Tra i segni artistici di questo nostro tempo, che lasceremo alle generazioni future, ci saranno sicuramente le opere che hanno come tema «Dalla morte alla vita, la Resurrezione di Lazzaro», un vero e proprio unicum nell’arte contemporanea nazionale costruitosi in un percorso trentennale nella comunità di Pino di Ponte a Elsa.
Segno e testimonianza della vivacità culturale di San Miniato e dei tanti enti, associazioni ed istituzioni.
Chiara Rossi, Vice Sindaco e Assessore alla Cultura del Comune di San Miniato
******
LE OPERE E GLI ARTISTI: 
FOTOGRAFIE DI RITA COSTAGLI
GIORGIO GIOLLI
1982

Fotografia di Rita Costagli
Giorgio Giolli, 1982, La Risurrezione di Lazzaro
*****
FRANCO GIANNONI
1983

Fotografia di Rita Costagli
Franco Giannoni, 1983, La resurrezione di Lazzaro.

*****
TROPEI (PIETRO MARCHESI)
1984

Fotografia di Rita Costagli
Tropei (Pietro Marchesi), 1984
*****
GIOACCHINO CALLONI 
- 1985 -

Fotografia di Rita Costagli
Gioacchino Calloni - 1985 -
*****
STEFANO GHEZZANI
1986

Fotografia di Rita Costagli
Stefano Ghezzani - 1986
*****
BRUNA SCALI
- 1987 -
Fotografia di Rita Costagli
Bruna Scali - 1987 -
*****
SAURO MORI
- 1988 -
Fotografia di Rita Costagli
Sauro Mori - 1988
*****
ENRICO FORNAINI
- 1989 -
Fotografia di Rita Costagli
Enrico Fornaini - 1989 -

*****
PAOLO CAPONI
- 1990 -
Fotografia di Rita Costagli
Paolo Caponi - 1990 -
*****
DILVO LOTTI 
- 1991 -
Fotografia di Rita Costagli
Dilvo Lotti - 1991 -
*****
SALVATORE FIUME 
- 1992 -
Fotografia di Rita Costagli
Salvatore Fiume - 1992 -
*****
REMO BRINDISI
- 1993 -
Fotografia di Rita Costagli
Remo Brindisi - 1993 -
*****
ERNESTO TRECCANI 
- 1994 -
Fotografia di Rita Costagli
Ernesto Treccani - 1994 -
*****
EMILIO TADINI 
- 1995 -
Fotografia di Rita Costagli
Emilio Tadini - 1995
*****
TRENTO LONGARETTI 
- 1996 -
Fotografia di Rita Costagli
Trento Longaretti - 1996 -
*****
SAVERIO TERRUSO
 - 1997 -
Fotografia di Rita Costagli
Saverio Terruso - 1997 -
*****
LUCIANO COTTINI 
- 1998 -
Fotografia di Rita Costagli
Luciano Cottini - 1998 -
*****
NATALE ADDAMIANO 
- 1999 - 

Fotografia di Rita Costagli
Natale Addamiano -1999 - 
*****
Le opere dal 2000 al 2010 erano esposte nell'oratorio di San Pietro Martire, ma  purtroppo ne sono venuta a conoscenza solo l'8 dicembre 2010 conferendo con Don Lido Freschi alla sua chiesa dei S.S. Filippo e Giacomo al Pino.
DIMITRI PLESCAN 
- 2000 -
*****
ERNESTO TRECCANI 
- 2000 -
dipinto realizzato in occasione del Giubileo 
*****
AURELIA BORRUSO 
- 2001 -
*****
GLAUCO BARUZZI 
- 2002 -
*****
PAOLO BARATELLA 
- 2003 -
*****
BRUNO GANDOLA 
- 2004 -
*****
LUCA VERNIZZI 
- 2005 -
*****
VINCENZO SORRENTINO 
- 2006 -
*****
NATALE ADDAMIANO 
- 2007 -
*****
STEFANO PIZZI 
- 2008 -
*****
SABINA CAPRARO COLANTUONI 
- 2009 -
*****
LUCIANA MANELLI 
- 2010 -
*****

Vorrei concludere con:
LA PREFAZIONE del nostro amato Vescovo: 
mons. Fausto Tardelli
al VOLUME SULLA MOSTRA:





Quasi per caso, verrebbe da dire, si è realizzata nella chiesetta del Pino a Ponte a Elsa una collezione di quadri d’autore del nostro tempo davvero importante. Ma non è così. Non è stato cioè per caso in realtà, bensì per la passione e l'intuizione di un prete, don Lido Freschi, e per l’amore di una intera comunità, per la voglia di onorare il santo patrono, cercando di testimoniare la fede con il linguaggio della pittura contemporanea.
Così è nata una galleria davvero unica: primo per i nomi importanti che ormai raccoglie. Passo dopo passo sono ormai quasi trent’anni che un artista dietro l’altro firma i quadri del Pino a formare una raccolta straordinaria e di grande valore; secondo, per il soggetto che è sempre il medesimo: San Lazzaro risuscitato dalla morte. Così che da angolature diverse, con colori e tratti originali, i sentimenti e le emozioni di fronte al miracolo si esprimono in modo sempre nuovo e inusitato, mostrando la perenne attualità del messaggio di speranza del Vangelo.
Terzo infine: la spiritualità del tema: un tema religioso che ha per così dire «costretto» gli artisti a cimentarsi con il mistero, con ciò che trascende e va oltre, in modo tale da lasciarci testimonianza di quella ricerca a volte inconsapevole del Volto di Dio che segna nell’inquietudine la vicenda dell’uomo contemporaneo.
Sono contento che la collezione della parrocchia del Pino possa cominciare ad essere conosciuta e ammirata nel suo insieme. Si tratta di un patrimonio prezioso di fede, di arte e di cultura che arricchisce il nostro territorio e ci parla di quel fecondo incontro tra ispirazione cristiana e genio degli artisti che da secoli caratterizza le nostre radici.
+Fausto Tardelli, Vescovo di San Miniato


****************
segue....

giovedì 2 dicembre 2010

La CAPPELLA DI SANT'URBANO nella VIA ANGELICA

Domenica 21 Novembre 2010, 
dopo aver effettuato la VISITA S- GUIDATA con il gruppo di SMARTARC, io, Federica e Matilde ci siamo addentrate nella
- VIA ANGELICA -
  La Via Angelica fa parte del Sistema Museale di San Miniato.
  E' un'antica via che collega il Centro cittadino con le campagne attraverso un passaggio coperto tra le mura che si ricongiunge con le antiche Vie Carbonare, che costeggiano il fronte sud di San Miniato al tedesco.
Una breve sosta delle mie due bimbe, che finiscono di mangiare le noccioline e di bere il Tè offerto loro da SMARTARC e da Edy Gori.
La Via Angelica stessa, offre spunti interessanti di arte, ecc. come questa scultura in gesso raffigurante una Maternità divina.
  In un'antro illuminato della Via Angelica un'altra scultura, o meglio un calco nella pietra, semi-nascosto oltre una vecchia vespa 50 special rossa, con al suo fianco una tanica di benzina e dal lato opposto un estintore. 
Si potrebbe appiccare un fuoco e poi estinguerlo nello stesso momento.
  Cosa rappresenterà questo calco smerlato?
  Proprio all'interno della Via Angelica si trovano due luoghi importantissimi per San Miniato:
  i locali dell'ex CINEMA LA CISTERNA, ovvero gli oratori dell'ex Monastero dei Padri Domenicani, ed ancora più in basso, la Cappella di SANT'URBANO.
  Quasi in corrispondenza di un portone antico che si apre sulla campagna di Gargozzi ovvero sul lato sud di San Miniato e, principalmente, sui "VICOLI CARBONARI" (ripuliti per la gioia di tutti, dall'ASSOCIAZIONE SANMINIATESE: "RITROVARE LA STRADA" diretta dall'Arch. ANNA BRASCHI insieme al geometra ALESSIO GUARDINI e a tanti altri volontari), al quale si arriva scendendo una serie di gradini, sul lato destro, si trova l'antica:
CAPPELLA DI SANT'URBANO 
(che rimane sconosciuta a tanti sanminiatesi).
L'artista e professore, di origini sanminiatesi, studioso di ANTROPOLOGIA:
ROSSANO NISTRI 
mi ha raccontato, tramite FACEBOOK, di essere stato uno degli artefici della ripulitura della stessa chiesetta, negli anni sessanta.
La Cappella e gli altri locali erano stati usati come deposito ai tempi del secondo conflitto mondiale. Ecco le sue parole autografe:
"Ero nella squadra di ragazzi che nei primi anni sessanta svuotò dai relitti della guerra che ancora li occupavano tutti i locali del convento di San Domenico sotto il livello della piazza, per ricavarci gli spazi ricreativi per l'Azione Cattolica e per gli scouts. 
L'ambiente e gli affreschi che ne decorano pareti e volte mi sono particolarmente cari. 
Non potrò visitare la mostra, e mi dispiace, perché delle opere esposte conosco solo - e in foto - quella di Franco Giannoni."
Fotografia di Rita Costagli
Ingresso della Via Angelica col cartello che indica la Mostra di trenta artisti contemporanei:
su "La Resurrezione di Lazzaro"
  Io e le bimbe troviamo la porta socchiusa e le luci spente, nonostante il cartello indichi una mostra in atto e sul banchino accanto all'uscio ci sia un quaderno per le firme dei visitatori.
  Entrando, gli affreschi murali della Cappella di Sant'URBANO risultano fantastici, anche agli occhi di una "ignorante d'arte" come me.
Fotografia di Rita Costagli
Cappella di Sant'Urbano
Riporto alcune notizie storiche e devozionali, tratte dal libro: 
SS. JACOPO E LUCIA: UNA CHIESA, UN CONVENTO 
contributi per la storia della presenza dei Domenicani in San Miniato 
di: T. S. CENTI, P. MORELLI, L. TOGNETTI
  dalla Pag.144:
"... In un documento dell'Archivio vescovile di S. Miniato del 1687, si dice che la Chiesa di Sant'Urbano, sotto le volte di San Jacopo, fu edificata nel 1395, ma la notizia è inattendibile, poiché in quell'anno furono edificate la stanza della Compagnia della Frusta - e in quell'occasione furono fatte le volte - e la Cappella del Corpus Domini nella chiesa di San Jacopo, delle quali parla ampiamente la Cronaca, mentre non vi è alcun accenno a S. Urbano. 
Con tutta probabilità l'equivoco è derivato dal fatto che nel 1687 le due compagnie di Sant'Urbano e del Corpus Domini, erano unite e, di conseguenza, viene attribuita la stessa data di costruzione. 
Fino al momento dell'unione delle due compagnie, sia le visite pastorali dei vescovi di Lucca, sia quelle dell'amministratore apostolico Andrea Bonaparte e dei vescovi di San Miniato, antecedenti a Mons. Carlo Michele Visdomini Cortigiani, dicono soltanto che esiste una compagnia sotto il titolo di S. Urbano con i suoi capitoli approvati - oggi purtroppo perduti - e nient'altro. ..."
Fotografia di Rita Costagli:
4 episodi della Legenda Aurea di Jacopo da Varagine
  Segue pag. 144:
In un documento del 1679, dove "... i fratelli delle due compagnie, dopo una riunione congiunta, nella quale a grande maggioranza avevano approvato l'unione dei due sodalizi, chiedono al Vescovo  Mons. Mauro Corsi di convalidare la loro decisione <<a fine resti maggiormente uffiziata una dei dette compagnie, e si rendino più frequenti l'Adorazione di una Miracolosa Immagine d'un SS. Crocifisso posta in detta compagnia di S. Urbano>>, chiedono inoltre la modifica degli statuti e l'ammodernamento della veste, cose che il Vescovo concede immediatamente."...
Fotografia di Rita Costagli
Mater Consolationes tra due puttini di Anton Domenico Bamberini
  Da Pag. 145:
"... Il 28 Giugno 1684, Mons. Carlo Michele Visdomini Cortigiani, vescovo di San Miniato, si reca in visita pastorale alla parrocchia di S. Jacopo e visita le due compagnie, dedicando particolare cura a quella di sant'Urbano. ..."
Fotografia di Rita Costagli
Ovale raffigurante la Stazione della Crocefissione della Via crucis di Autore Ignoto
Segue Pag. 145:
"... E' una pagina che merita di essere riletta: 
<<Visitò l'altare dov'è la veneratissima e miracolosa immagine del SS.Crocifisso, conservata con cura e coperta, in un tabernacolo dorato all'esterno e decorato internamente; l'immagine fu scoperta e, cantato l'inno Vexilla, fu data la benedizione al popolo, quindi fu riposta nel tabernacolo. 
L'altare è ornato decorosamente con tutti i requisiti e la pietra sacra per la celebrazione della Messa.
Vi è l'obbligo di quattro Messe per la Festa di Sant'Urbano e da quando fu unita alla Compagnia del Corpus Domini, furono aggiunte altre sei Messe nella medesima festa.
I confratelli sono circa 600 e vestono cappe color celeste con una mantelletta bianca.
I Capitoli furono fatti al tempo dell'unione, ma non risultano ancora approvati; ordinò che fossero sottoposti all'approvazione entro un mese.>>
Della Compagnia di S. Urbano si tornerà a parlare ancora unicamente per lo scoprimento del Crocifisso e le preci solenni che vengono fatte in occasioni di calamità ed eventi atmosferici disastrosi: piogge incessanti, alluvioni, gelate, grandine. ..."
Fotografia di Rita Costagli
Crocifisso Ligneo Miracoloso detto di Sant'Urbano
  Viste le attuali e disastrose condizioni atmosferiche, ossia le incessanti piogge e le alluvioni che imperversano su tutto il territorio nazionale, converrebbe ricorrere a tali "preci solenni" in favore del miracoloso Crocifisso di Sant'Urbano.
Fotografia di Rita Costagli
 Anton Domenico Bamberini - Lunetta: La Messa di San Domenico
  
Segue Pag. 145:
"... Nel luglio 1699, durante un furioso temporale durato più giorni, i fulmini colpirono varie abitazioni della città ed uno colpì la Cattedrale di S. Maria Assunta e S. Genesio e penetrando nel coro uccise un sacerdote. 
Il popolo terrorizzato chiese che venisse scoperto il Crocifisso di S. Urbano per implorare il perdono dei peccati e placare l'ira di Dio.
Il Crocifisso fu portato nella Chiesa di S. Jacopo ed esposto alla venerazione dei fedeli; intervenne anche, processionalmente, il Vescovo Carlo Cortigiani con tutto il clero e il Magistrato della Città. 
Alla sera il Crocifisso fu portato in processione nelle vie della parrocchia. ..."
Fotografia di Rita Costagli
Particolare: Decorazioni delle Volte
  Segue Pag. 146:
"... Nuovo scoprimento il 19 marzo del 1735.
Piove ormai ininterrottamente dalla metà di gennaio, la campagna ed i raccolti sono in gran parte rovinati, frane, smottamenti, le zone pianeggianti interamente allagate, ovunque in città si prega per il ritorno della serenità. 
I fratelli di Sant'Urbano chiedono ed ottengono di poter scoprire il miracoloso CROCIFISSO che al canto del Vexilla viene portato nella Chiesa di S. Jacopo ed esposto all'altar maggiore; c'è uno straordinario concorso di popolo, molti non potendo entrare nella chiesa, gremitissima di folla, sono costretti a sostare sotto i loggiati: si prega ovunque.
Alla sera ci si appresta per la processione: sono presenti numerosi fratelli della Compagnie: 
52 dell'Annunziata, 36 di S. Caterina, 70 di S. Urbano e del Corpus Domini uniti. 
Il CROCIFISSO esce di Chiesa sotto il baldacchino portato da <<sei gentil'uomini vestiti da città>>. 
Mentre la processione compie il giro della piazza la PIOGGIA CESSA e il cielo si rasserena. 
Si grida al MIRACOLO. ..."
Fotografia di Rita Costagli


Ovale della Via Crucis: Gesù è caricato della Croce di Autore Ignoto 
Il Miracoloso CROCIFISSO viene scoperto e portato in processione soltanto altre due volte.
  Segue Pag. 146:
"... Altro scoprimento l'11 giugno del 1749. 
Da molti giorni la città è battuta da bufere di vento, acqua e grandine, sono in pericolo tutti i raccolti - grano, uva, frutta - e i fratelli di S. Urbano e del Corpus Domini chiedono al vescovo Mons. Giuseppe Suares de la Concha il permesso di poter scoprire il Crocifisso, l'ottengono, ma devono attendere fino al venerdì 13, perché è l'ottava del Corpus Domini e in Duomo c'è l'esposizione del Santissimo. 
Il Crocifisso viene portato nella Chiesa di S. Jacopo accompagnato con 12 torce alla veneziana, poi viene cantata la Messa in musica, il giorno dopo nuova Messa in musica alla presenza del Vescovo Suares. Alla sera il Crocifisso viene portato solennemente in processione fino a Piazza Grifoni. ..."
Fotografia di Rita Costagli
Ovale con S. Maria Libera Nos con due puttini alati
di Anton Domenico Bamberini
  Segue pag. 146 - 148:
"... Ultimo scoprimento del CROCIFISSO - ed è anche l'ultima comparsa ufficiale della compagnia di Sant'Urbano - nel marzo del 1755.
L'inverno era stato dolce quell'anno, quasi ... un anticipo della primavera, tutte le piante erano germogliate precocemente, gli alberi da frutto fioriti, quando, inaspettatamente, la temperatura si abbassò, la neve ricoprì ogni cosa, poi gelate glaciali bruciarono agrumi, frutti, ulivi, gran parte dei quali dovettero essere tagliati alla radice. Un disastro.
E dopo le gelate, una pioggia incessante minacciava anche il raccolto del grano ed impediva ai contadini di provvedere ai secondi raccolti.
Ai primi di maggio i fratelli della Compagnia di S. Urbano chiesero ed ottennero dal Vescovo  il permesso di scoprire il CROCIFISSO: rimane esposto il I ed il 2 di maggio, furono fatte le preci e celebrate Messe solenni, ma in questa occasione, il miracolo non accadde; la pioggia continuò impedendo perfino la processione.
L'esposizione continuò anche il 3 Maggio con la Messa solenne cantata dal vicario Migliorati. Continuò a piovere fino a metà maggio.
Dopo questo episodio, della Compagnia di S. Urbano non si hanno più notizie fino a quando venne soppressa. ..."
Fotografia di Rita Costagli
 Anton Domenico Bamberini - Lunetta: La Messa di San Domenico (particolare)
  

  Per questo motivo, in veste di visitatrice, devo assegnare una nota di demerito agli allestitori, dato che il manifesto pubblicitario della MOSTRA citava che era possibile visitarla dalle ore 10 alle 18 in orario continuato, mentre alle ore 13,00 di Domenica 21 Novembre 2010, la Chiesetta era deserta e al buio. 
Foto di Rita Costagli
Stazione I della Via Crucis - Autore Ignoto.
 In alto a dx, appare una testa con aureola di un affresco molto più antico.
  Per fotografare le pareti e le opere, mi sono avvalsa del flash, per cui, molte immagini non sono venute, ben delineate come speravo.
Fotografia di Rita Costagli
Stazione II della Via Crucis - Gesù è caricato della Croce
  Segue Pag. 36:
"... Confraternite ed Ospedali
Il Trecento fu un'epoca violenta, un secolo di continui e cruenti scontri fra città e fra fazioni cittadine, dunque un'epoca in cui la stabilità politica e la pace furono intensamente desiderate: per questo nacquero movimenti religiosi, a carattere penitenziale, che mediante la conversione e la purificazione esortavano ad abbandonare gli antichi odi e a ripristinare rapporti di convivenza pacifica.
Episodi di questo genere accaddero anche a San Miniato ..." 
Fotografia di Rita Costagli
Lunetta di Anton domenico Bamberini: rappresentante una delle 4 Virtù.
  Segue Pag. 36
"... Il primo (episodio, n.d.a.) ci viene narrato da Ser giovanni da Comugnori, il quale... usa per questa annotazione diaristica uno stile solenne, iniziando con un curiale Ad perpetuam rei memoriam, a perpetua memoria.
Nel mese di giugno del 1310 uomini di S. Miniato, di Pisa, di Lucca e dei loro distretti, ispirati dalla grazia divina, ... andavano nudi per i paesi frustandosi, visitando le chiese e gridando a gran voce: "penitentiam, pacem et misericordiam".
Tutti facevano pace con i propri nemici ... e non c'era nessuno così duro di cuore che non andasse nudo frustandosi. ..."
Fotografia di Rita Costagli
Stazione XIV della Via Crucis - La deposizione del Corpo di Gesù
  Segue pag. 36:
" ... Il comune di S. Miniato stabilì che quanti non si fossero rappacificati coi loro nemici nel mese di giugno, il mese successivo vi venissero costretti dal Podestà, e così tutti fecero pace e gli esiliati furono riammessi in città. 
Il fenomeno non era nuovo: i gruppi di flagellanti - o disciplinati o battuti -  avevano cominciato a formarsi a partire dal 1260, in seguito alla predicazione dell'umbro Ranieri Fasani; di certo le loro processioni furono conseguenza e causa di un grande fervore religioso, tuttavia la generale pacificazione che parve raggiunta nel 1310, non fu particolarmente duratura, come dimostrano ... le (successive, n.d.a.) "paci private" stipulate fra i Pallaleoni e gli uomini di Cigoli nel 1332 o fra i Portigiani e i Bonaparte nel 1344, segno che quegli atti di ... penitenza non avevano impedito che si continuassero o nascessero rivalità fra famiglie anche di origine popolare.
L'esito più duraturo fu, forse, l'istituzionalizzazzione di quell'esperienza in una Confraternità, detta 'della frusta' e intitolata alla Natività di Gesù e a Sant'Urbano, sulle cui origini non si hanno notizie precise, ma che prosperò fino all'epoca delle soppressioni decretate dal granduca Pietro Leopoldo nel XVIII secolo. ..."
Fotografia di Rita Costagli
Stazione XIII della Via Crucis: La Pietà
  Segue Pag. 37:
" ... Vi è una vicenda di cui la compagnia di S. Urbano fu protagonista, che merita di essere illustrata, perché consente di capire come venisse intesa la vita parrocchiale nel XIV secolo. 
I confratelli, ..., comprarono alcune case in località 'Paradiso', nel terziere di Fuordiporta, alcune in Parrocchia di S. Jacopo, altre in quella di S. Martino, 2 parrocchie che evidentemente confinavano proprio in quel punto; pertanto chiesero al Vescovo (lucchese, n.d.a.) Giovanni Salvucci di potervi costruire a loro spese una cappella in cui poter celebrare le loro liturgie.
Il Vescovo dette il suo consenso con una lettera datata 20 aprile 1384, in cui, tra l'altro disponeva che il proposto di S. Miniato e il priore dei Domenicani presenziassero alla posa della prima pietra.
Qualche mese dopo, però, il Vescovo dovette tornare sui suoi passi, perché i parroci di S. Jacopo e di S. Martino gli avevano fatto notare che la nuova fondazione avrebbe portato pregiudizio alle loro chiese e sarebbe stata causa di liti e di scandali; il Salvucci scrisse di nuovo ai confratelli, invitandoli a riflettere se fosse davvero il caso di lasciare la chiesa di S. Jacopo, dove già avevano cappella, altare e cimitero. Quelli risposero che entro breve tempo avrebbero mandato qualcuno a Lucca per spiegare la situazione, ma passò del tempo e nessuno si presentò al Vescovo, sì che questi il 6 giugno stabilì che la nuova cappella avrebbe potuto esser costruita solo con il consenso dei parroci di S. Jacopo e di S. Martino: in pratica annullò la precedente concessione.
Finalmente, a distanza di una decina di anni, i Domenicani e la compagnia giunsero ad un compromesso: i frati si impegnarono a costruire una cappella in un orticello posto dietro la loro chiesa, dotandola di accesso indipendente, in modo che i confratelli 'della frusta' se ne potessero servire a loro piacimento: nacque così la cappella di S. Urbano, ancora esistente, nota per i suoi interessanti affreschi. ..."
Fotografia di Rita Costagli
Nella Lunetta: San Domenico salva Napoleone Orsini, caduto da cavallo di Anton Domenico Bamberini
da Pag. 89
LA MORTE NERA
"C'erano voluti diciotto anni per creare il complesso domenicano di Forisporta - Convento di S. Jacopo e Monastero della Nunziata - e per dare loro un'esistenza, non angustiata da preoccupazione economiche, quando scoppiò nel 1348-49 la terribile pestilenza che provocò una moria di proporzioni mai viste. ..."
Fotografia di Rita Costagli
Particolari: Appaiono più strati di affreschi.
  da Pag. 90
"... Il contagio imperversò particolarmente nelle comunità religiose nelle quali il vivere insieme ne favorì la diffusione; il cronista si limita a dire che la peste vuotò i conventi, ma non possiede elementi per dire quanti frati morissero. Ci fa sapere invece che le monache della Nunziata morirono tutte ad eccezione di una conversa che si ritirò in una casa privata <<dove religiosamente finì di anni piena la sua vita>> ...
Fotografia di Rita Costagli
L'affresco più antico: particolari della colonna e delle due donne con le mani giunte.
  da Pag. 91
"... Atteniamoci ai fatti accertati. ...
... Finalmente nel 1349 la moria cessò. ... "

Fotografia di Rita Costagli
Nella Lunetta: San Domenico salva Napoleone Orsini, caduto da cavallo di Anton Domenico Bamberini
da Pag. 92
"... Anche il convento riprese la sua vita normale, fatta di lasciti di donazioni, di costruzioni e di ricostruzioni, nonostante l'impoverimento generale della popolazione: forse proprio la paura di quel flagello di Dio che era stata ed era ancora la peste spinse molto persone abbienti a donare ciò che possedevano per placare l'ira di Dio, poiché era convinzione comune (nel Medioevo, n.d.a.) che la peste fosse un gastigo mandato da Dio per punire i peccati e la cattiveria degli uomini.
Già nel 1349 Lucia di Saracino lascia al convento alcuni beni con l'obbligo di edificare una Cappella sotto il titolo della Santa Croce e della Vergine Maria, e Paolo di Jacopo lascia una quantità di beni sufficiente ad edificare una Cappella nella chiesa di S. Jacopo. ...
Passano pochi anni e Ricovero di Guglielmo Spadalunghi lascia alla chiesa 60 fiorini d'oro per ornare la sua Cappella che <<oggi si chiama di S. Urbano, e già detto di S. Matteo, ed è una delle tre maggiori verso la casa del canonico Malagonnelli>>...

  Da pag. 93
"... Inoltre, in questo scorcio del trecento, c'è una grande attività intorno alle compagnie, quella del Corpus Domini e quella della Frusta. ...
Per quanto riguarda ... la Compagnia della Frusta, ... nel 1395, essendo Priore Ubertino Bagni da Firenze, gli uomini della detta Compagnia, posta in S. Miniato sotto il titolo di S. Urbano, chiesero ai Frati un luogo o una stanza dove potersi radunare.
Il priore ed i frati e i rappresentanti della compagnia si affidarono, per un compromesso, a Maffio di Lapo da Firenze, scalpellino e legnaiuolo, il quale stabilì che i fratelli della Compagnia dovessero asportare il terreno dell'orticello dietro la chiesa dove doveva essere edificata la stanza, mentre i frati dovevano assumersi l'onere della costruzione; una volta costruita la stanza, i frati si obbligavano a concedere l'accesso, mentre i fratelli della Compagnia erano tenuti a provvedere, a loro spese, a tutti i serrami necessari. 
<<Et doveva detta compagnia, et luogo essere finita per tutto il mese d'ottobre 1396 e così in effetti si eseguì e si dette il luogo nel modo predetto...>>. ....
Fotografia di Rita Costagli
Le Volte probabilmente affrescate da Simone de' Crocifissi secondo la Dalli Regoli
  Segue Pag. 93:
"... Nel 1398, Madonna Caterina, moglie di Manno di Guidone da S. Miniato, fece il suo ultimo testamento e dispose di essere sepolta nella Chiesa di S. Jacopo e, dopo molti particolari legati, lasciò eredi universali i Frati e la Compagnia di S. Urbano con l'obbligo di un uffizio all'anno per l'anima sua. ..."
Fotografia di Rita Costagli
Stazione VII della Via Crucis - Gesù cade sotto il peso della Croce
  Da Pag. 138:
LE COMPAGNIE
"La Parrocchia dei SS. Jacopo e Lucia ha conosciuto una straordinaria fioritura di associazioni laicali:
5 sono le compagnie che ne hanno caratterizzato la vita religiosa nel periodo che va dagli inizi del trecento fino ai provvedimenti granducali di soppressione del 1783-86: le compagnie di
  1. Sant'Urbano,
  2. della Frusta
  3. dell'Annunziata
  4. del Corpus Domini
  5. e di S. Pietro Martire. ..."
Fotografia di Rita Costagli
Lunetta: La Messa di San Domenico - di Anton Domenico Bamberini
 Da Pag. 139:
" ... La prima difficoltà che incontriamo per una approfondita conoscenza delle Compagnie è la mancanza degli Statuti o Capitoli che ne regolavano l'attività: fanno eccezione la Compagnia dell'Annunziata ... e quella di S. Pietro M. ... 
Delle altre tre - compagnia di S. Urbano, della Frusta e del Corpus Domini - mancano gli statuti e, per di più, si trovano solo alcune notizie relative, per la compagnia della Frusta, alla sua ubicazione e notizie molto tarde - si tratta della fine del seicento - per quanto riguarda l'attività della Compagnia di Sant'Urbano, mentre per quella del Corpus Domini, la Cronaca di S. Jacopo ci fornisce continue notizie dalla seconda metà del trecento fino alla sua soppressione. 
Altre difficoltà nascono da una certa ambiguità di denominazione: 
i documenti parlano della "Compagnia della Frusta, sotto il titolo di S. Urbano" e della "compagnia dei Frustati di S. Pietro Martire"; in epoca abbastanza recente le compagnie del Corpus Domini e di S. urbano si uniscono, però ciascuna conserva la sua denominazione ed un'attività distinta, cosicché non si riesce a capire in che cosa consistesse effettivamente questa Unione. ..."

Cambiamo volume: 
SAN MINIATO NEL SETTECENTO
Economia, Società, Arte
a cura di Paolo Morelli
testi di Antonia d'Aniello
  da Pag. 258
La Cappella di Sant'Urbano.
   "Lungo il fianco sinistro della chiesa di San Domenico un'antica strada collegava il centro urbano alla campagna; su questo percorso, denominato Via Angelica si affacciano tre cappelle sottostanti la chiesa, la seconda delle quali, dedicata a Sant'urbano, si presenta fortemente stratificata.
Il recente restauro della struttura e dei cicli pittorici (il progetto del restauro della Cappella è stato curato dall'Arch. Silvia Lensi e gli affreschi sono stati restaurati da Giacomo Dini) ha permesso di chiarire meglio le vicende di tale spazio che, già nel 1942, era descritto in garve stato conservativo e ricco di affreschi affioranti al di sotto di strati di intonaco più recenti:
Fotografia di Rita Costagli
Particolare della Via Crucis
  Segue Pag. 258
"L'oratorio di Sant'Urbano ha le volte a crociera, tutte mirabilmente adornate di fregi e ornati a finta tarsia, al centro di ogni vela una formella quadrilobata con un santo martire o domenicano. ... Altre pitture invece rimangono barbaramente nascoste da fitti strati di calce. 
I piloni e le volte della sagrestia e parte dello stesso oratorio, rivelano aureole graffite di santi, qua e là, caduta la calce, occhieggiano cielo stellato, mani, volti, vesti di santi."
Fotografia di Rita Costagli
Ovale con Puttini di Anton Domenico Bamberini
  Segue Pag. 258:
L'Oratorio è costituito da un'aula rettangolare il cui piano di calpestio, oggi fortemente abbassato, doveva essere in passato al medesimo livello di quello dell'attigua cappella detta attualmente AULA PACIS (utilizzata oggi come Auditorium), una porzione della quale: 
Fotografia di Rita Costagli
Ex Sagrestia: parete affrescata e spicchio della volta a crociera con un evangelista,
della scuola di Jacopo da Firenze secondo la Dalli Regoli
un vano quadrangolare con volta a crociera nei cui spicchi sono presenti le raffigurazioni dei quattro evangelisti realizzati ad affresco, recentemente venuti alla luce e sottoposti a restauro, 
Fotografia di Rita Costagli
Ex Sagrestia: parete affrescata e spicchio della volta a crociera con un evangelista,
della scuola di Jacopo da Firenze secondo la Dalli Regoli
(La Dalli Regoli ha proposto di recente di riferire questi affreschi, pur con qualche prudenza, all'ambito di Jacopo da Firenze; G. Dalli Regoli, Restauri a San Miniato. Una effige di urbano V e una testimonianza di Franco Sacchetti, in <Arte Cristiana> , 792 (1999), pp. 183-188), 
Fotografia di Rita Costagli
Ex Sagrestia: spicchio della volta a crociera con un evangelista,
della scuola di Jacopo da Firenze secondo la Dalli Regoli
doveva essere quella della sagrestia dalla volta stellata, citata nella descrizione del 1942 (Padre Ambrogio Paganucci - Gli affreschi della Chiesa di S. Domenico in San Miniato - in <<Bollettino dell'Accademia degli Euteleti di San Miniato>> XXI (1942) pp.17-20; cfr. Piombanti, Guida della città ... p.18).
Fotografia di Rita Costagli
Ex Sagrestia: volta a crociera con i 4 evangelisti,
della scuola di Jacopo da Firenze secondo la Dalli Regoli
                       
Fotografia di Rita Costagli
Ex Sagrestia: parete affrescata e spicchio della volta a crociera con un evangelista,
della scuola di Jacopo da Firenze secondo la Dalli Regoli
  Da Pag. 259:
"I due ambienti sono ancor oggi collegati attraverso una piccola porta aperta nella parete della seconda campata alla quale simmetricamente corrisponde, nella parete opposta, un'altra apertura che dava l'accesso ad un ambiente oggi murato."
Fotografia di Rita Costagli
Ex Sagrestia: vano quadrangolare dalle pareti affrescata,
della scuola di Jacopo da Firenze secondo la Dalli Regoli
  Segue Pag. 259
"La cappella di Sant'Urbano ha un unico altare in pietra serena con colonne, capitelli corinzi e timpano spezzato, nel quale era collocato un Crocifisso ritenuto miracoloso custodito probabilmente nella nicchia ancora esistente. 
(E' probabile che sia l'altare "ornato decorosamente con tutti i requisiti e la pietra sacra per la celebrazione della Messa" descritto nella Visita Pastorale di Mons. Cortigiani del 1684; cfr. Centi - Morelli - Tognetti, SS. Jacopo e Lucia ..., cit., p.145.)"
Fotografia di Rita Costagli
La volta ha tre crociere affrescate: le figure dei santi e gli episodi sono iscritti
 in cornici di forme diverse: quadrilobate in quadrati in questa campata.
  da Pag. 260:
"La volta della cappella è divisa in tre crociere affrescate: nella prima, partendo dall'ingresso, sono rappresentati - come identificati da Anna Matteoli (in Giovanni Bonsi e gli Affreschi dell'Oratorio di Sant'Urbano, in <Bollettino dell'Accademia degli Euteleti di San Miniato>, 26 (1951), pp. 39 - 43), - quattro episodi desunti dalla Legenda Aurea di Jacopo da Varagine: 
  1. La profezia della Sibilla ad Augusto;
  2. L'olio sgorga da una fonte come profetizzato da una Sibilla;
  3. Annuncio ai Re Magi;
  4. Gli idoli pagani crollano.
Fotografia di Rita Costagli
1. La profezia della Sibilla ad Augusto
Fotografia di Rita Costagli
2. L'olio sgorga da una fonte come profetizzato dalla Sibilla 
Fotografia di Rita Costagli
3. Annuncio ai Re Magi
Fotografia di Rita Costagli
4. Gli idoli pagani crollano.



Fotografia di Rita Costagli:
4 episodi della Legenda Aurea di Jacopo da Varagine
(La confraternità di Sant'Urbano era intitolata anche alla Natività di Gesù, questo spiegherebbe la scelta di soggetti iconografici legati ad episodi che preannunciavano la nascita di Gesù)"


  Segue Pag. 260:
"Nella seconda sono raffigurati i Santi Domenicani:
  1. Pietro Martire, 
  2. Domenico, 
  3. Tommaso d'Aquino e 
  4. il Beato Ambrogio Sansedoni; 
Fotografia di Rita Costagli
Seconda Crociera divisa in lobi affrescati con:
San Domenico, San Pietro Martire, San Tommaso d'Aquino e il Beato Ambrogio Sansedoni
nella terza campata:
  1. Sant'Urbano,
  2. Santa Cecilia
  3. un Santo martire domenicano
  4. e una Santa non identificabile 
(Anna Matteoli, Giovanni Bonsi e gli affreschi dell'Oratorio ... Gli affreschi della Terza crociera dell'Oratorio di Sant'Urbano, in <<Bollettino dell'Accademia degli Euteleti di San Miniato>>, 33, (1960), pp.45-51)
Fotografia di Rita Costagli
Sulla Terza campata a crociera sono rappresentati:
Sant'Urbano, Santa Cecilia, un Santo domenicano e una santa non identificabile (secondo Anna Matteoli)
  Segue Pag. 260:
"La partitura delle volte con cornici a fascia e decorazione a girali, i costoloni decorati ad imitazione della tarsia ed i fondi azzurri e stellati sono stati fortemente ridipinti nel corso di un restauro eseguito probabilmente nel secondo dopoguerra; le figure dei santi e gli episodi sono iscritti in cornici di forme diverse: polilobate entro cerchi per la prima campata, quadrilobate in quadrati per la seconda, mistilinee per la terza.
L'attenzione della critica più recente è stata diretta esclusivamente alla fase trecentesca ritenuta opera di autori diversi ed eseguita in progressione temporale dalla prima campata alla terza.
Anna Matteoli aveva attribuito a Giovanni Bonsi gli affreschi della seconda e terza crociera, collegandoli al polittico firmato da quest'artista e datato 1371 ora nella Pinacoteca Vaticana ma proveniente dalla Chiesa dei Santi Jacopo e Lucia e aveva ritenuto di scarsa qualità quelli della prima campata. 
(Gli affreschi sono citati anche da Dilvo Lotti, San Miniato ..., cit., pag.435)
Successivamente la Padovani aveva precisato la presenza di tre mani diverse:
  1. Nella prima riteneva di poter individuare un pittore di cultura orcagnesca affine a Lorenzo di Bicci; 
  2. assegnava al cosiddetto 'Maestro della Madonna Lazzaroni' la seconda campata 
  3. e confermava l'attribuzione al Bonsi per la terza crociera.
(S. Padovani, Tesori d'arte antica a San Miniato, Genova, SAGEP, 1979, pp. 28, 30, 40-41)
Fotografia di Rita Costagli
sulla parete d'ingresso: l'abside a lacunari e come sovrapporta una elegante cartella mistilinea di Anton domenico Bamberini
Nel sottolineare l'indissolubile legame fra l'esecuzione degli affreschi e le vicende costruttive  della cappella, la Pasquinucci legava l'edificazione della cappella ad un lascito testamentario di Margherita di Bindo Nardi, morta nel 1383 (con il quale la donna lasciava una casa alla Compagnia di Sant'Urbano affinché fosse edificata una cappella nel terziere di Forisporta o di Castelvecchio; gli affiliati alla compagnia decisero di erigere la Cappella in San Domenico) e integrando tale documento con altri rintracciati da Paolo Morelli, ha ritenuto che la data del 1394 fosse da assumere come termine post quem per l'esecuzione degli affreschi escludendo quindi la possibilità di un intervento del Bonsi e rimettendo in discussione tutte le ipotesi attributive fino ad oggi formulate. (Pasquinucci, Dipinti trecenteschi ..., cit., p. 35 nota 22.)
Fotografia di Rita Costagli
All'esecuzione delle volte corrispose anche la realizzazione del grande affresco nella parete sinistra, venuto alla luce nel corso del recente restauro, con un Giudizio Universale, affiancato, verso l'altare, da un riquadro con una santa di cui è visibile solo l'aureola ad incisione e una porzione del capo velato, e verso l'ingresso dalla figura di sant'Urbano papa, in atto di reggere un dittico con l'immagine dei Santi Pietro e Paolo, riferimento alla traslazione da lui voluta delle teste dei due santi dal Sancta Sanctorum a San Giovanni in Laterano; alle spalle del santo un angelo reggicortina conferma la dipendenza, già peraltro messa in luce dalla Dalli Regoli, del dipinto di San Miniato dalla tavola di uguale soggetto eseguita da Simone de' Crocifissi, oggi nella Pinacoteca di Bologna.
(Dalli Regoli, Restauri ..., cit. p. 185) 
  Da Pag. 261:
All'estremità della parete verso l'ingresso un'altissima torre merlata dalla stretta e altissima apertura denuncia la continuità della decorazione per tutta la lunghezza dell'aula; essa era completata nella zona inferiore separata dalle parti figurate per mezzo di una cornice ad imitazione delle tarsie, da una elegantissima zoccolatura a riquadri in finto marmo raffinati nell'alternarsi delle colorazioni e distanziati da esili colonnine ritorte dipinte.
In questo ambiente raccolto, ma preziosamente decorato con sovrabbondanza di finte tarsie policrome, fondi azzurri e stellati, profusione di eleganti marmi dipinti, Anton Domenico Bamberini, con eccezionale disinvoltura, interviene nelle lunette e sulle pareti proponendo il suo repertorio, ormai noto di angeli seduti mollemente su volute, ghirlande, cartigli, allegorie, monocromi, creando in questo caso uno stridente contrasto fra la sua pittura trasparente, vivace, fantasiosa e la partitura e la decorazione geometrica delle volte.
 ... Allo stato attuale, possiamo tuttavia affermare con certezza che l'intervento del Bamberini non si era esteso  sulle pareti maggiori che saranno infatti oggetto di un successivo intervento... 
Una volta dipinte le sei lunette, il pittore mette mano alla parete dell'ingresso, ripartendo la strombatura della finestra in riquadri nei quali dipinge a monocromo, gustosissime coppie di puttini in volo, purtroppo oggi appena visibili; nella zona superiore della parete, in simmetria con quella dell'altare, accenna l'usuale abside a lacunari ed in primo piano pone come sovrapporta una elegante cartella mistilinea.
Lateralmente all'ingresso emergono al di sopra della sommaria cornice, le teste di due figure a monocromo, pendant di quelle che affiancano l'altare, queste ultime ben conservate ad eccezione dei piedistalli sui quali si ergevano a mimare la tridimensionalità della scultura, oggi solo parzialmente esistenti.
Delle sei lunette, tre per ciascuna parete corrispondenti alle tre campate della volta, le due centrali raffigurano episodi della vita di San Domenico:
  • a sinistra, La messa di San Domenico, 
  • a destra, San Domenico salva Napoleone Orsini, nipote del cardinale di Fossanuova, in fin di vita per una caduta da cavallo,
  • le altre quattro sono dedicate alla raffigurazione delle allegorie delle virtù: una cartella riccamente articolata e arricchita da ghirlande fiorite presentata da angeli, accoglie una finta nicchia in cui è inserita una delle Virtù in veste di donna.


Si tratta: 
  1. della FEDE, simboleggiata dal calice con l'ostia, 
  2. e della CARITA', col cuore in fiamme sulla parete sinistra, 
  3. ed a destra, la PRUDENZA, il cui simbolo è il serpente che si morde la coda, l'uroburo,
  4. e la TEMPERANZA - distinguibile dal braciere e dalle tenaglie da fabbro - .
Le due  figure ai lati dell'altare sono ancora:
Fotografia di Rita Costagli
La Carità di Anton Domenico Bamberini: appare alla sinistra del Crocifisso.
  1. La CARITA', raffigurata dalla donna dal capo sormontato da una fiamma che accudisce due bambini, 
  2. e la SPERANZA, dalla testa alata e con l'attributo tradizionale dell'ancora.





Fotografia di Rita Costagli
La Speranza di Anton Domenico Bamberini: appare alla destra del Crocifisso.
Questa approssimazione nella iconografia - la carità appare due volte e con una diversa scelta degli attributi iconografici - si deve probabilmente ad una esecuzione non continuativa nel tempo e alla mancanza di un meditato e rigoroso progetto complessivo. ...
SEGUE...
*****         *****        *****         *****        *****       *****        *****