San Miniato, lì 15 agosto 2010.
E' grazie al tubo di irrigazione, che serve ad irrigare un orto nella valle di Cencione, se io e gli altri compagni di ventura (ed ora vi dirò chi sono...) abbiamo trovato "FONTI ALLE FATE".
Ecco la prima immagine scattata dalla sottoscritta il 14 agosto 2010 alle 18.41:
Ecco la prima immagine scattata dalla sottoscritta il 14 agosto 2010 alle 18.41:
Ma partiamo dal principio:
Nei giorni precedenti, Don Luciano Marrucci e Francesco Fiumalbi in arte "Smartarc", avevano nei vari discorsi su i monumenti storici di San Miniato, nominato un luogo caratteristico e quasi mistico, ove Don Luciano, ai tempi in cui era studente in Seminario, soleva recarsi a studiare teologia. Il luogo, tra l'altro decantato anche da Ippolito Neri ne "La Presa di Saminiato" è FONTI ALLE FATE.
Negli anni passati, questo luogo, conosciuto da tutti i sanminiatesi doc del periodo pre e post guerra mondiale, è stato dimenticato e la selva "oscura" se lo è ripreso e lo ha nascosto ai più.
Tale luogo viene citato dal grande Maestro Dilvo Lotti nel libro "San Miniato nel Tempo" - 1981 - al quale partecipai anche io con un brevissimo articolo, in qualità di studentessa del 3° anno di Scuola Media Inferiore c/o l'istituto Scolastico Franco Sacchetti di San Miniato.
Questo iniziale trio insolito: MARRUCCI, FIUMALBI e COSTAGLI, al quale si sono aggiunti, FISONI e GIGLIOLI, ha provato in varie occasioni, con spedizione singola o in comitiva di accertare la locazione precisa della famosa sorgente, ma nonostante le supposizioni, la ricerca si dimostrava ardua, per il clima piovigginoso, l'inesistenza di viottoli praticabili e per la vegetazione intricata e densa di rovi.
Il 14 agosto pomeriggio, dopo una giornata di pioggia incessante e battente, il cielo, verso le 17,30, si è leggermente aperto e quel lieve sorriso, mi ha convinto a spingermi dove l'istinto femminile mi guidava.
Ho convinto Matilde ad indossare stivali di gomma e impermeabile e ci siamo avviate verso la nostra avventura. Federica era in compagnia delle sue amiche: Ilenia e Lorena, ma la prima stava aspettando l'arrivo del padre e così non ci hanno seguito.
L'ultimo elemento della spedizione si è autoinvitato, il nostro gatto Willy, che si comporta più come un cane che come un felino.
Erroneamente ho deciso di fare la strada più lunga ed impervia, risalendo lo "scorcione" comunale, che taglia la Via Aldo Moro (già via Stazione) dove noi risiediamo.
I frutti del sambuco, maturi sarebbero una buona esca per i pesci d'acqua dolce e distillati danno vita alla sambuca, ma in questo momento sembrano mirtilli volanti e cristallizzati.
Si aprono davanti ai miei occhi, strane immagini tra l'autunnale ed il primaverile, ma anche per gli insetti continua la stagione degli amori... almeno x loro.
Sono felice... mi sembra di essere tornata bambina... e con i miei stivali di gomma, gli "chantilly" mi sto avventurando verso un posto misterioso.
Abbiamo scollinato, ma il viottolo che qualche anno fa, veniva tenuto pulito, era completamente invaso da erbacce e da qualche capanna abbandonata.
Per fortuna in fondo alla valle, sita tra la Via Aldo Moro e la collina della "Casa Verde", ci siamo imbattuti in una giovane albereta, ben percorribile.
E finalmente, il sole è apparso, donandoci i suoi ultimi raggi, prima di salutare il nostro emisfero.
Dopo aver oltrepassato un cancello, malamente chiuso, ci siamo ritrovati in una radura fiabesca, che si estende dal piano in pendenza dolcemente collinare, lungo il rio che volgarmente chiamerò delle "fate".
Nonostante il clima umido, i girasoli, mi hanno ricordato che siamo nel mese del solleone...
Questo rio, per il pessimo odore che emana, si qualifica come canale di scolo a cielo aperto delle cosiddette acque chiare, e pur essendo un habitat eccellente per le zanzare, non può essere certamente usato per innaffiare gli ortaggi, da parte dei contadini o meglio, dal solo contadino che detiene un orto sul lato ovest di codesto rio.
Ho notato così che il coltivatore alimentava il suo orto con una tubazione esterna al terreno.
Questo mi ha incuriosito.
Non ho avuto solo fortuna, ho usato anche l'intuito femminile ed investigativo, riflettendo che quel tubo che portava acqua "buona" doveva provenire da una fonte o da una abitazione situata nella zona.
Questa biscia nera tenta di mimetizzarsi tra fiori di luppolo ed erba medica, ma non ci riesce.
Anzi, ci invita a seguirla, nel suo semi-invisibile tracciato.
Proprio come Teseo seguì il Filo di Arianna, così la piccola comitiva: io, Matilde e Willy, inoltrandoci nella boscaglia, abbiamo seguito quel tubo nero, che si partiva proprio da quel luogo, in cui aleggia mistero e superstizione.
SEGUE... FINE I PARTE....
La Belle au Bois Dormant, illustré par Gustave Doré
immagine presa da http://it.wikipedia.org/wiki/File:Labelle6.jpg